La passione non basta: quando il metodo cambia davvero il destino di un ristorante
La passione non basta: quando il metodo cambia davvero il destino di un ristorante
di Elena Mengozzi
“L’importante è la passione.”
L’ho sentito dire così tante volte che ormai suona come un mantra.
Nel mondo della ristorazione, però, la passione è solo il punto di partenza.
Non basta amare il proprio locale, amare la cucina, amare i clienti.
Se non sai quanto ti costa ogni piatto prima di metterlo in menù, stai camminando su un filo invisibile.
Caso reale: quando il metodo è una questione di millimetri
In uno dei progetti che ho seguito, la chiave del cambiamento è stata questa: mezzo centimetro.
Il locale serviva hamburger di qualità. Ottimi ingredienti, clienti soddisfatti. Ma il food cost era fuori controllo, i margini erano al limite e il rischio spreco altissimo.
Abbiamo fatto quello che pochi hanno voglia di fare: analizzare tutto, al millimetro.
Riducendo di soli 5 millimetri il diametro dell’hamburger (pane e carne inclusi), senza toccare l’altezza, il piatto sembrava lo stesso agli occhi del cliente.
Ma la porzione era più bilanciata, il margine aumentava, e lo spreco si riduceva.
Nessun cliente se n’è accorto. Nessuno si è lamentato.
Il ristorante, invece, ha smesso di lavorare in perdita.
Non abbiamo tolto valore al prodotto.
Abbiamo aggiunto consapevolezza alla gestione.
Lo dice anche la scienza: chi gestisce, guadagna
Uno studio internazionale condotto su 415 ristoranti indipendenti in India ha dimostrato una cosa molto chiara:
più il ristorante applica metodi strutturati di gestione dei costi, più migliora le proprie performance economiche.
I numeri parlano da soli:
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+28% di margine medio dopo sei mesi per chi applica controllo food cost, gestione del personale e riduzione sprechi.
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In oltre il 65% dei casi, il miglioramento è spiegato direttamente dall’adozione di questi strumenti.
Fonte: “Optimizing Restaurant Performance Metrics through Menu Cost Management”, abacademies.org
In parole semplici?
Chi organizza bene, guadagna meglio.
E non è questione di essere nati imprenditori. È questione di metodo.
La passione ti accende. Il metodo ti fa durare.
Il cuore del problema è tutto qui: non bisogna spegnere l’entusiasmo, ma incanalarlo.
Gestire un ristorante non significa diventare freddi o ragionieri: significa proteggere il proprio sogno con strumenti concreti.
La passione è sacra.
Ma se ti fa ignorare i margini, è un costo fisso travestito da vocazione.
Conclusione
Gestire è un atto d’amore.
Per il proprio sogno.
Per il proprio tempo.
Per le persone che ci lavorano dentro ogni giorno.
Il resto è improvvisazione. E l’improvvisazione costa.
Elena Mengozzi
Consulente strategica per il settore HoReCa
Commercialista, osservatrice delle dinamiche che generano valore
— anche quelle che non si leggono in bilancio
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