Prima riempi la testa, poi la sala: la formazione che serve davvero alla ristorazione
Prima riempi la testa, poi la sala.
Perché la vera formazione nella ristorazione parte dai numeri, non dai tavoli.
Nel mondo della ristorazione, la parola formazione è diventata una bandiera facile.
Si parla di accoglienza, di servizio, di gestione della sala.
Si organizzano corsi per “riempire il locale”, per migliorare la comunicazione con il cliente, per rendere l’esperienza più memorabile.
Ma quasi mai si parla del presupposto senza il quale nulla di questo può funzionare: sapere come funziona la propria amministrazione.
“Non puoi gestire ciò che non misuri.”
— Peter Drucker
La frase è nota, ma resta il fondamento di qualsiasi impresa.
Nel settore HoReCa, però, viene spesso ignorata.
L’errore è culturale: si considera la parte amministrativa come un obbligo, non come un vantaggio competitivo.
E così, i numeri diventano un linguaggio estraneo, fino a quando è troppo tardi per correggere la rotta.
L’illusione del pienone
Molti ristoratori confondono il movimento con il progresso.
Vedono la sala piena e si sentono al sicuro.
Ma un ristorante pieno non è necessariamente un ristorante che guadagna.
Uno studio pubblicato su ResearchGate nel 2023 (“Determining Cost Control Technique and Overcoming Challenges in Daily Operations”) evidenzia che la maggior parte dei manager del foodservice non applica un controllo giornaliero dei costi, pur riconoscendo che questa pratica è la principale leva di sopravvivenza aziendale.
Il Cost Control Report di Oracle Hospitality (2024) conferma che, nelle attività prive di monitoraggio costante, il costo combinato di materie prime e personale supera abitualmente il 50% del fatturato operativo.
Questo significa che ogni tavolo occupato può trasformarsi in una perdita travestita da successo.
La quantità, da sola, non crea valore: lo amplifica solo se la base economica è solida.
L’amministrazione come competenza primaria
In troppi corsi per la ristorazione si insegna a “sorridere al cliente”, ma quasi mai a leggere un bilancio.
Si studia il linguaggio del servizio, ma non quello dei numeri.
Eppure, un imprenditore che non sa leggere i propri conti è come uno chef che cucina al buio.
“Il controllo dei costi non è un esercizio contabile: è un atto di leadership.”
— Howard Schultz, fondatore di Starbucks
La gestione amministrativa non è burocrazia, è cultura.
Richiede consapevolezza dei costi fissi e variabili, conoscenza del punto di pareggio, controllo del food cost e del costo del lavoro.
Chi conosce queste leve non subisce i numeri: li utilizza per decidere.
Ed è proprio da qui che parte la vera formazione.
I valori come leva di gestione
Dietro un’impresa solida non ci sono solo procedure, ma valori aziendali chiari e coerenti.
E la conoscenza dei numeri è uno di questi.
“La cultura mangia la strategia a colazione.”
— Peter Drucker
Nel contesto della ristorazione, la cultura aziendale si traduce in tre principi cardine:
1. Trasparenza numerica.
I numeri non puniscono, orientano.
Come ricorda Inside Marketing (“Condividere i valori aziendali: perché è fondamentale”, 2023), la trasparenza interna migliora la motivazione e la fiducia reciproca.
Senza dati condivisi, il team resta cieco.
2. Responsabilità condivisa.
Il controllo dei costi non è compito del titolare, ma di tutto il team.
Ognuno deve sapere quale impatto economico genera il proprio ruolo.
Quando questa consapevolezza è diffusa, la cultura aziendale diventa solida e sostenibile.
3. Miglioramento continuo.
Non esiste stabilità nei numeri, ma solo evoluzione controllata.
Un ristorante che impara a misurarsi diventa un’impresa che si allena a crescere.
L’ordine corretto delle priorità
Per troppo tempo la formazione ha invertito l’ordine logico delle cose.
Si è partiti dalla comunicazione, dal marketing, dalla sala.
Ma il flusso giusto è un altro:
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Capire i numeri.
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Costruire una cultura aziendale coerente con quei numeri.
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Solo dopo, comunicare all’esterno ciò che si è.
“Non basta sapere cucinare. Bisogna saper far quadrare i conti per poter continuare a farlo.”
— Anthony Bourdain
La formazione che serve oggi non è motivazionale, ma strutturale.
Serve a dare metodo, non entusiasmo.
A trasformare l’esperienza in risultato.
Dalla gestione alla cultura del valore
Un ristorante è un sistema complesso, dove ogni scelta produce conseguenze economiche.
Capire i numeri significa poterli governare, e governarli significa dare continuità alla propria identità.
Quando i valori aziendali coincidono con la consapevolezza economica, il risultato diventa sostenibile.
“La formazione non serve a riempire la sala, ma a riempire la testa di chi la guida.”
— Elena Mengozzi
La vera professionalità nella ristorazione non si misura nel pienone del sabato sera, ma nella capacità di restare solidi il lunedì mattina.
Perché la sala si riempie solo dopo che è stata riempita la testa — di visione, di metodo e di numeri.
Elena Mengozzi
Commercialista strategica e consulente per il settore HoReCa.
Aiuto le imprese della ristorazione a trasformare i numeri in consapevolezza, e la consapevolezza in risultati.
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